L'orso d'oro di questa 62/ma edizione del Festival di Berlino è andato a Paolo e Vittorio Taviani per Cesare deve morire.
«Spero che qualcuno tornando a casa dopo aver visto Cesare deve morire
pensi che anche un detenuto, su cui sovrasta una terribile pena, è e
resta e un uomo. E questo grazie alle parole sublimi di Shakespeare». Questa una delle frasi più toccanti pronunciate da Vittorio Taviani
mentre ritirava il prestigioso riconoscimento. Il film, ambientato nel
carcere di Rebibbia, nella sezione "Fine pena mai", racconta la tragedia
di Shakespeare con le voci dei carceri, ognuno nel proprio dialetto.
Anche dal fratello Paolo, tutto l'omaggio è per i carcerati: «Voglio
fare alcuni dei loro nomi: a loro infatti va il nostro pensiero, mentre
noi siamo qui tra le luci sono nella solitudine delle loro celle. E
quindi dico grazie a Cosimo, Salvatore, Giovanni, Antonio, Francesco e
Fabione».
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